la storia della nostra bambina- parte iv: dopo l’intervento

Il giorno che ci dimettono sono passate quattro settimane esatte dalla diagnosi. Quattro settimane così intense e faticose che ci sembrano diversi mesi.
Dopo l’intervento e il ritorno a casa tante cose iniziano a cambiare nel mio rapporto con la bambina.
Io ho un crollo: sento che tutta la tensione e lo stress accumulato in queste settimane viene a galla. Inizio a sentirmi sempre più stanca e fragile, mentre lei sembra sempre più forte e piena di risorse. Alcuni giorni ho bisogno di pensare solo a me e di dimenticarmi quasi di essere incinta. A volte sono anche un po’ arrabbiata con lei per tutto quello che ho dovuto passare, ma più di tutto stanca da tutti i punti di vista: fisicamente, emotivamente, energeticamente e psicologicamente. Inizio a sentire quante emozioni tutta questa situazione abbia realmente smosso a livello molto profondo e quante cose hanno bisogno di essere elaborate e ritrovare il loro posto. La notte faccio sempre sogni legati all’ospedale, le visite, l’intervento. C’è sempre qualcosa che non va e dobbiamo trovare una soluzione. 


Mentre sto scrivendo questa storia sono passate tre settimane abbondanti dall’intervento e io mi sento decisamente più serena e di nuovo connessa con la bambina. La sua situazione è migliorata anche se dobbiamo monitorarla costantemente sperando che non succeda niente. Nonostante i drenaggi continuino a funzionare il polmone destro presenta sempre del liquido, su cui non sanno darci una spiegazione precisa e su cui comunque sembra che non si possa fare molto. La strada è ancora lunga e faticosa e non abbiamo nessuna risposta certa ma noi teniamo duro e siamo fiduciosi.  

Non possiamo sapere se la bambina sarà asintomatica oppure no alla nascita, se finirà in terapia intensiva né con quanta urgenza dovrà essere operata o quanta parte del polmone destro dovrà essere asportato.
Quello che proviamo a fare adesso è goderci questi ultimi mesi della gravidanza, rallentando un po’ i controlli (se possibile) e riprendendo in mano tutti gli altri aspetti che diventare genitori comporta e che in questi mesi abbiamo completamente ignorato, per forza di cose.

Ringrazio tutte le persone che ci sono state vicine, i medici che ci stanno seguendo e l’associazione Bambini con la CCAM che ci ha dato un supporto pratico e morale indescrivibile (se non sapete a chi donare il vostro 5x1000 vi prego di pensare a loro. Sul sito trovate il Codice fiscale).

Quello che ci sta capitando è molto difficile da sostenere e accettare e sinceramente non so come avrei potuto farlo senza tutto il lavoro su di me e le risorse e gli strumenti che ho accumulato in questi anni.
Mi ha portato a riflettere moltissimo su tutte le mie pratiche, mettendo anche in discussione tante delle cose in cui credo. Mi sono resa conto che spesso il manifesting viene interpretato come un modo per “manipolare e controllare la vita”. Per me non è così: è un modo di vivere che ci permette di fluire con gli eventi e soprattutto di non sentirci vittime delle ingiustizie anche quando ci succedono cose difficili da affrontare. 

È la capacità di essere più forti delle circostanze esterne. Di continuare a credere nella nostra visione con fiducia anche quando gli ostacoli per arrivarci sembrano impossibili da superare.

Di abbandonarsi a qualcosa di più grande sapendo che tutto un giorno avrà un senso e che siamo esattamente dove dobbiamo essere.

È la possibilità di scegliere in ogni momento come vogliamo sentirci, ricordandoci che questo non dipende dagli altri o dalle cose che ci succedono ma solo da noi. Possiamo sentirci grati e fiduciosi anche quando riceviamo delle brutte notizie, proprio come possiamo sentirci miserabili e arrabbiati anche quando tutto va bene.

L’universo risponde all’energia che vibriamo ed è proprio quando siamo messi alla prova che dobbiamo accedere a tutte le nostre risorse interiori per coltivare l’energia che vogliamo attrarre.

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